YOUTUBE
L’altro giorno stavo parlando con i gemelli degli “YouTubers”, o “Vloggers”, che seguono e di cui sono tanto entusiasti.
Devo dire che mi hanno incuriosito e sono andata a vedere chi sono e cosa fanno.
Potete immaginare la mia super sorpresa quando ho scoperto che si trattava di ragazzini che si cimentano in:
- scherzoni ai genitori, per esempio: farsi beccare apposta a letto con una ragazza che però in realtà è una bambola gonfiabile
- rocambolesche performance di vandalismo
- candid camera ad ignari passanti con trovate pazzoidi
- sketch demenziali ed irriverenti
- recensioni di video game da parte di “Gamer”.
Questi sono dei guru dei gameplay che commentano i videogiochi più improbabili puntandosi la webcam addosso mentre giocano - challenge che cosistono in sfide tra due o più persone in giochi demenziali spesso pericolosi.
Alcuni esempi: vomitare colorato, ustionarsi con sale e cubetti di ghiaccio, sputare lontano, mangiare della polvere di cannella senza acqua etc. etc
Non farò i loro nomi per non fargli pubblicità.
A parte qualche eccezione come i “Gamer” che in effetti raccontano una loro passione, non ci trovo assolutamente nulla di divertente.
Mi vengono in mente alcune domande:
Lo sanno che la loro fama è dovuta al fatto che sono i nuovi “scemi del villaggio”?
Lo sanno che chi li guarda ride “di loro” e non “con loro”?
Lo sanno che quello che hanno postato gli verrà riproposto per tutto il resto della loro vita compresi i colloqui di lavoro?
Ma soprattutto, se lo sapessero, lo farebbero lo stesso?
Certo, poveracci, non è che dal mondo adulto arrivino grandi esempi e mi riferisco alla televisione ovviamente.
Nonostante queste nuove informazioni in mio possesso, quando i miei figli mi hanno detto che vogliono diventare degli “YouTuber”, mi è sembrata una buona idea.
Penso che sia un’ottimo modo di espressione personale e sono sempre a favore delle loro iniziative personali e delle loro nuove avventure.
Semplicemente devo spiegargli come farlo con dignità, in modo da non doversene pentire né dopo 2 giorni né dopo 20 anni perché, sinceramente, non voglio che passino alla storia come pirla leggendari.
Su come diventare “YouTuber” dignitosi seguirà un articolo! Per quello “stay tuned”.
Ora parliamo delle ragazzine di età 10-13 che postano “l’impostabile” su Facebook sul quale, tra l’altro, non potrebbero avere un account dato che è vietato ai minori di 16 anni.
Ho visto foto e post a cui voi umani non potreste credere.
In ordine segnalo:
- selfie super sexy, ma sexy vero, che io ho rinominato in “selfie petto-coscia”
- se il “petto-coscia” ormai è banale, si spazia in selfie “lesbo”, perchè i baci con i ragazzi non fanno scoop
- gettonatissimi anche i post/video con scherzi a coetanei ripresi in situazioni difficili o imbarazzanti
- post senza grammatica con, al posto della punteggiatura e degli articoli, parolacce e insulti
Non mi sento sicuramente di condannarle considerando che, anche qua, non hanno un grandissimo esempio dalla società che le circonda, la quale insegna che l’apparire fa molta più notizia dell’essere.
Questa volta, le domande che mi circolano in testa sono:
Ma loro lo sanno che fine faranno quelle foto?
Lo sanno che possono capitare nelle mani sbagliate ed iniziare a girare in siti pedo-pornografici?
Lo sanno che l’immagine che danno di sé non è, come dire, dignitosa? Che per quelle foto verranno “pre-giudicate” e “giudicate”?
Voglio pensare che nessuno glielo ha spiegato.
Anche i genitori, a volte, non sono un gran esempio, di conseguenza perché un figlio dovrebbe pensare che sia sbagliato postare un “petto-coscia” se lo fa la madre?
Altri genitori non sono sui social e non sanno come funzionano, il gap generazionale li porta a non avere sufficiente esperienza e conoscenza della materia per poter
dare consigli.
A questo punto siamo di fronte a due casi: l’esempio sbagliato ed il “non esempio”.
Qual è il peggiore? La sfida è all’ultimo “like” 🙂
Mi hanno fatto notare che il concetto di “dignità” è cambiato, non ne sono così convinta dato che i giudizi ed i pre-giudizi scaturiscono sempre dagli stessi atteggiamenti.
Ciò che è cambiato è il concetto di “privacy”, ciò che un tempo era di fruizione di pochi ora è diventato pubblico al mondo.
Immagini, post, video, tutto ciò che viene condiviso in rete può avere la stessa risonanza e diffusione delle elezioni americane, inoltre, una volta che entra nel labirinto del web, non potrà mai più essere interamente cancellato con certezza.
Questo va detto, ridetto, sottolineato, scritto, messo in grassetto e messaggiato a tutti.
Togliere gli strumenti non è una soluzione, ma insegnare ad usarli SI’.
Il futuro dei nativi digitali si crea ogni giorno, la loro storia la scrivono quotidianamente nel web che non dimentica e non perdona nulla.
E’ fondamentale educarli ad un uso consapevole, coerente e dignitoso degli strumenti digitali che hanno a disposizione perché dover, un domani, porre rimedio può non essere possibile.