Ogni tanto Qui e Quo (i miei figli) ne combinano una delle loro e mi tocca metterli in punizione.
Non so se soffrono più loro ad essere puniti o io a fare la parte della strega, purtroppo non ho molte alternative.
Le punizioni sono molto cambiate da quando ero piccola, oggi si parla di punizioni 2.0 frutto di un mondo che è cambiato e tanta creatività.
I miei genitori mi mandavano a letto senza cena, non mi facevano uscire per una settimana, mi tenevano il broncio e confesso di aver ricevuto un paio di calci ed un paio di dozzine di sberle.
A casa mia non volavano DRONI, volavano CIABATTE!
Penso che le sberle non servano a niente, all’alzata di mani preferisco l’alzata di voce, e sono testimoni i miei figli che posso raggiungere toni degni della miglior opera lirica.
Devo dire che, come le sberle, anche le urla non servono assolutamente a nulla, me ne sono resa conto, durante un vocalizzo, vedendo scritto sulle loro faccine: “la mamma urla come una pazza chissà cosa sta dicendo!”
“A letto senza cena” non è poi un’opzione, perché sono molto magri e non mi sembra il caso di fargli saltare un pasto, se poi consideriamo che vanno già a letto alle 9, questa punizione non funziona.
Cosa rimane quindi da fare?
Oltre a spiegargli bene perché hanno sbagliato con una filippica di 45 minuti, quali leve utilizzare per imprimere nella loro testolina che certe cose non vanno fatte?
Dopo attenti studi e tentativi ho capito cosa li colpisce, qual’è la tanto ricercata leva: IL CELLULARE ED VIDEOGHIOCHI.
A seconda della malefatta tolgo il cellulare e/o i videogiochi per un tempo determinato dalla gravità della situazione.
Quando poi voglio veramente essere incisiva, sequestro anche il telecomando della televisione ed il PC.
Insomma, tolgo qualsiasi ammennicolo tecnologico in loro possesso.
Per un giorno vagano disperati come fantasmi in giro per casa, cercando qualche cosa da fare, direi quasi spaesati.
Mentre li guardo sentendomi un mostro, so in cuor mio di fare la cosa giusta e me ne accorgo quando, ripresi dalla depressione, rispolverano i giochi in scatola come monopoli, indovina chi o la mitica “dama”.
Attuando queste punizioni 2.0 mi sono resa conto di quanto siano dipendenti dalla tecnologia e di quanto poco autocontrollo abbiano nell’utilizzarla.
La tecnologia dovrebbe supportarli nella crescita, nelle relazioni e nella comunicazione, non prendere il sopravvento e sostituirle.
Una sana interazione con cellulare, videogiochi e computer si può ottenere solamente limitandone l’uso fino a quando non saranno in grado di auto-controllarsi.
Si potrebbe pensare di “abolirli” completamente, ma sono convinta che il risultato sarebbe ancor più disastroso, infatti la tecnologia è parte della loro vita come per noi lo era la bicicletta, la televisione, il telefono fisso.
Eliminandola non sarebbero più partecipi del mondo in cui vivono, risulterebbero anacronistici.
L’uso più consapevole e ragionevole è la strada che secondo me è più giusto percorre per farli crescere in modo armonioso nella loro era.
PS: i miei figli non conoscono l’esistenza del telefono azzurro perché sono abbastanza convinta che per loro, il sequestro del cellulare, possa essere sufficiente per spedirmi in galera!